Latte materno. Come e per quanto conservarlo | il Salvagente

2022-06-25 04:23:07 By : Mr. kai shi

Non ci sono regole su come essere madri o padri, o genitori. Su come educare i figli esistono scuole di pensiero, comportamenti in linea di massima, ma non c’è la migliore soluzione di tutte. L’importante è non far mancare l’affetto e l’amore. Anche sulle modalità di allattamento del neonato troppo spesso subiscono il peso del giudizio morale, ritrovandosi il dito puntato contro. Latte materno o latte artificiale? Al biberon o con il seno in pubblico? L’importante è nutrirlo con amore. E come farlo dovrebbe essere solo una libera scelta.

Tra l’altro, vi diamo una notizia che per alcuni sembrerà uno scoop: sapevate che anche i padri allattano i figli? E non ci sarebbe proprio nulla di male. Ciascun genitore dovrebbe solo preoccuparsi di offrire, responsabilmente, il meglio per il proprio bebè.

Detto ciò, senza avventurarsi in giudizi, sappiamo che il latte materno non è equivalente al latte artificiale; quest’ultimo spesso viene scelto in caso di necessità.

Secondo le indicazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), condivise anche dal ministero della Salute, l’allattamento al seno dovrebbe essere effettuato, in maniera esclusiva, nei primi 6 mesi di vita e può essere continuato, anche dopo lo svezzamento, per 2 anni ed oltre, secondo il libero desiderio della mamma e del bambino.

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Il latte materno è un tessuto vivente, come il sangue, i cui componenti (cellule, ferro, ormoni, vitamine, fattori di crescita, e altro) si modificano continuamente, di mese in mese, di giorno in giorno, nel corso della stessa giornata e anche durante una poppata, per adeguarsi perfettamente alle esigenze del bambino e della mamma.

Il latte materno è composto da nutrienti specifici perfettamente adeguati ai bisogni del bambino: dal colostro che ricopre e protegge la mucosa gastrica del neonato al latte maturo che aiuta il bambino a crescere forte.

Il latte materno contiene carboidrati, proteine, grassi così composti:

Inoltre, contiene sostanze bioattive e immunologiche che proteggono il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali, riducendo l’incidenza e la durata di gastroenteriti, infezioni respiratorie, allergie e aiutano anche lo sviluppo intestinale.

La ricerca scientifica è sempre all’opera per migliorare la qualità del latte artificiale. Ci sono prodotti di ultima generazione molto più ricchi di lattosio, oli vegetali, acidi grassi, vitamine e minerali, enzimi e aminoacidi, studiati anche per contrastare problemi come coliche o stipsi. Per i bimbi allergeni ci sono quelli privi di lattosio, o anche a base di proteine per la crescita.

Va detto però che decenni di accurate operazioni di marketing hanno insinuato in molti la convinzione, a volte persino inconsapevole, che il latte artificiale, in polvere o liquido, sia come quello della mamma, che all’occorrenza il sostituto sia equivalente all’originale. Ovviamente non è così. E le nostre analisi su 18 formule condotte non più di due anni fa, hanno aggiunto un ulteriore tassello, mettendo in evidenza che il latte artificiale non è uguale a quello materno anche per la presenza, seppur in minime quantità, di micotossine.

Molte giovani donne alle prese con il primo figlio sono convinte di non avere abbastanza latte per nutrire adeguatamente il proprio figlio. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di paure infondate perché solamente l’1% delle neomamme ha veramente problemi che impediscono al bambino di nutrirsi dal seno. Per tutte le altre, è solo una questione di tempo. L’importante è non scoraggiarsi e favorire pazientemente la suzione continua del piccolo, in modo da allenarsi a produrre tutto il latte di cui necessita per crescere in salute.

Dalla Regione Umbria arriva una proposta di legge per l’istituzione di una banca del latte materno, presentata dal consigliere regionale Manuela Puletti, e sottoscritta dal suo collega Valerio Mancini.

Invece negli Stati Uniti è scoppiata la crisi del latte artificiale, Paese dove il mercato è dominato da poche industrie. La chiusura di un impianto ha fatto implodere il sistema. Così, il tema dell’allattamento al seno diventa sempre più diffuso. Per aiutare le tante mamme in difficoltà, Lucie Fink, nota influencer statunitense, ha deciso di donare il suo latte materno in eccesso e ha realizzato un tutorial su TikTok per insegnare ad utilizzare il tiralatte.

può accadere che ci sia la necessità di tirarsi il latte per poter poi conservarlo e offrirlo al bambino in un secondo momento. Tante possono essere le motivazioni: impossibilità del bimbo di essere allattato al seno perché nato prematuro e/o ricoverato in ospedale nei primi tempi, assenza della mamma perché deve tornare al lavoro, aumentare la produzione di latte o risolvere ingorghi mammari. Proprio perché le condizioni che possono rendere un tiralatte necessario sono così diverse, la sua scelta è molto soggettiva. Il dispositivo migliore per una donna può non esserlo per un’altra.

Come scegliere il migliore sulla base delle proprie esigenze? Il primo passo è partire dalle motivazioni che ci portano a dover acquistare o noleggiare un tiralatte facendosi consigliare da un esperto, come un’ostetrica. Noi abbiamo chiesto a Gloria Scarpa, professionista conosciuta in rete come l’@ostetricainrosa, che con le sue pillole rosa segue tutte le sfaccettature della fisiologia della donna: “Il latte materno è preziosissimo e poterlo spremere e conservare per il proprio bambino è davvero una cosa meravigliosa. Il tiralatte può essere un valido aiuto per le mamme. Esistono dei tiralatte elettrici portatili che permettono alle mamme di tirarsi il latte anche in macchina, durante la pausa di lavoro e in tantissimi altri contesti e posti”.

La spremitura manuale del seno è un’alternativa (oltre che gratuita) facile e utile in particolare se si tratta di piccoli quantitativi di latte, magari nei primissimi giorni o quando vi è la necessità di svuotare il seno. In questo video Gloria Scarpa ci spiega le semplici manovre per la spremitura.

Esistono due grandi categorie di tiralatte: quello manuale e quello elettrico. Ribadiamo che la scelta dipende in primis dalle proprie esigenze, ma è doveroso ricordare le differenze di prezzo. Un dispositivo manuale può costare in media 30 euro mentre un prodotto elettrico in media 100 euro.